La prova che il fotovoltaico è in grave crisi la si rileva da una serie di comportamenti della grandi ditte interessate al settore. L’ultima è che la Power-One, la multinazionale americana degli inverter per fotovoltaico, ha avviato un programma di licenziamento per 300 dipendenti a livello globale.
La causa dei tagli al personale è molto semplice: nell’ultimo trimestre del 2012 i ricavi sono stati inferiori alle attese e le previsioni per i prossimi mesi non sono incoraggianti.
Le entrate, infatti, sono state pari a 192 milioni di dollari, 123 dei quali provenienti dal settore delle rinnovabili con 628 MW di inverter venduti nel trimestre. Numeri in calo soprattutto a causa della bassa domanda proveniente dai due mercati principali: Germania e Italia.
A questo sia aggiunga il fatto che l’euro ha ripreso valore sul dollaro, abbassando ulteriormente i profitti di Powe-One e i dividendi per gli azionisti.
Conforta il fatto che nel 2013 si prevede in aumento del 7% del volume di affari mondiale, trainato dalla crescita in Nord America e nell’Asia orientale.
Quel che è certo è che Power-One non è l’unica società globale che produce inverter per fotovoltaico ad avere problemi. Un altro big del settore, SMA, ha da poco annunciato il taglio di 1.000 posti di lavoro. Entrambe le aziende si preparano alla prossima sfida: la Cina primo mercato al mondo per gli inverter.
La questione interessa molto l’Italia atteso che Power-One è arrivata in pochi anni ad essere il primo fornitore di inverter fotovoltaici in Italia e il secondo produttore al mondo con potenza installata > 6.5 GW.
La Power-one opera nello stabilimento del Valdarno Superiore, a Terranuova Bracciolini in provincia di Arezzo dove operano più di 1200 dipendenti tra cui 200 tra ingegneri e tecnici.
Lo stabilimento opera con un'avanzatissima ingegneria di produzione ha inoltre ottimizzato la gestione di processo portando i costi in linea con quelli di stabilimenti asiatici.
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